Keto diet 4 – Le diete chetogeniche sono sicure?

Le diete chetogeniche sono usate da decine di anni per trattare certi casi di epilessia in età pediatrica, sono stati quindi accumulati una consistente serie di dati sulla loro sicurezza. La carenza di nutrienti sembrerebbe essere il problema più evidente. L’assunzione in misura inadeguata di 17 micronutrienti – vitamine e minerali – è stata documentata in soggetti che seguivano una rigida dieta chetogenica.

Seguire una dieta è chiaramente un momento particolarmente importante per assicurarsi di soddisfare il fabbisogno di tutti i nutrienti necessari al nostro organismo, dato il fatto che potremmo assumere meno cibo. Le diete chetogeniche tendono ad essere così nutrizionalmente “vuote” che una analisi ha stimato che per avere un sufficiente apporto giornaliero di tutte le vitamine e minerali necessari si dovrebbero mangiare più di 37000 calorie al giorno.

Una dieta prevalentemente basata sugli alimenti vegetali, essendo questi più ricchi di nutrienti, porterebbe invece maggiori vantaggi. La scelta di una dieta sana è sicuramente più facile da mantenere, invece di imbottirsi di grassi ad ogni pasto.

Non si tratta solo di non raggiungere le nostre quote giornaliere di nutrienti. Bambini che seguivano una dieta chetogenica hanno avuto lo scorbuto, alcuni sono addirittura morti per carenza di selenio (che può causare la morte per improvviso arresto cardiaco). La carenza di vitamine e minerali può essere risolta con integratori, ma cosa dire della insufficienza di prebiotici, le dozzine di tipi di fibre e amidi resistenti che si trovano concentrati nei cereali integrali e nei legumi che con queste diete vanno esclusi?

Non sorprende che la stipsi sia molto comune con le diete chetogeniche, ma “affamare” il nostro io microbiologico di prebiotici può avere tutta una serie di conseguenze negative. E’ stato visto che le diete chetogeniche riducono la ricchezza e la diversità della flora intestinale. Cambiamenti nel microbioma sono stati rilevati “entro le 24 ore” dal passaggio ad una dieta ad alto contenuto di grassi e basso di fibre. La mancanza di fibre affama i batteri intestinali buoni, ma si era soliti pensare che il grasso assunto con l’alimentazione fosse comunque quasi tutto assorbito nell’intestino tenue. Tuttavia considerando le ricerche fatte sulla base di traccianti radioattivi, adesso sappiamo che il circa 7 % dei grassi saturi assunti con pasti ricchi di grassi possono arrivare fino al colon, cosa che può risultare in cambiamenti dannosi per il microbioma intestinale, aumento di peso, aumento di perdite intestinali, e cambiamenti pro-infiammatori. Ad esempio, una diminuzione dei bifidobatteri benefici e un calo nella produzione globale di acidi grassi a catena corta, potrebbero presumibilmente portare entrambi ad un aumentato rischio di sviluppare patologie gastrointestinali.

Restando comunque al centro della questione, cosa potrebbe fare tutto quel grasso saturo al nostro cuore? Se si esaminano le diete a basso contenuto di carboidrati e la mortalità per tutte le cause, coloro che seguono diete con la minor quantità di carboidrati soffrono di un “significativo maggior rischio di mortalità per tutte le cause”, questo significa che vivono, in media, vite più brevi. Guardando dalla prospettiva dei disturbi cardiaci, conta anche il fatto che si tratti di grassi animali o vegetali. Basandosi sulla casistica di un noto studio di Harvard, il seguire una dieta fondata su alimenti prevalentemente di origine animale e con pochi carboidrati è stato associato ad un più alto tasso di mortalità per patologie cardiovascolari – un rischio 50 % maggiore di morire d’infarto o ictus – mentre non è stata rilevata tale associazione con le diete a basso contenuto di carboidrati ma fondate su alimenti prevalentemente vegetali.

Anche altri studi hanno rilevato che “modelli dietetici a basso contenuto di carboidrati che favoriscono proteine e grassi animali, derivati da fonti come carne rossa e pollo, sono associati ad una maggiore mortalità; mentre quelli che favoriscono proteine e grassi vegetali, ad esempio da verdure, frutta secca in guscio e cereali integrali, sono associati ad una più bassa mortalità …”

La produzione del corpo di colesterolo è direttamente correlata al peso. Ogni chilo perso in qualsiasi modo porta ad una riduzione di circa un punto del livello di colesterolo nel sangue. Ma mettete qualcuno a seguire una dieta chetogenica con un contenuto di carboidrati molto basso, e sarà di molto attenuato se non addirittura annullato l’effetto benefico (della perdita di peso) sul colesterolo “cattivo” LDL. Controbilanciamenti del colesterolo LDL con l’HDL (quello considerato “buono”) non sono considerati sufficienti a compensare questo rischio. Non c’è da aspettare che il colesterolo aumenti nelle arterie per avere già degli effetti negativi. Entro tre ore da un pasto ricco in grassi saturi si possono già rilevare danni significativi nella funzione arteriosa. Anche con una perdita di peso di sei chili, la funzione arteriosa peggiora con una dieta chetogenica invece di migliorare, cosa questa che sembra essere il caso comune con le diete a basso contenuto di carboidrati in genere.

Quindi in conclusione, male per l’intestino, male per il cuore.

Supervisione: dr. A Pratesi

Image source: www.mns.con

Per maggiori dettagli, dati, grafici ecc, seguite il seguente video del sito nutritionfacts.org (sottotitolato in italiano):

https://nutritionfacts.org/video/are-keto-diets-safe/

In calce al video si possono trovare anche le fonti bibliografiche utilizzate.

*se non visualizzate i sottotitoli in italiano è possibile trovarli cliccando su impostazioni (in basso a destra del video) e selezionando italiano dall’elenco delle lingue disponibili